Storie di Economia Circolare: AEC incontra Pedon

30 settembre 2021 / Elena Masia

CATEGORIA: Sviluppo Sostenibile, economia circolare, AEC Incontra

Quando parliamo di cibo - e di ciò che ci gira attorno - ci sono buone e cattive notizie.

Partiamo dalle cattive. Il mondo ha ancora fame, i nostri sistemi alimentari rappresentano quasi un terzo delle emissioni globali, senza considerare altre criticità come il consumo idrico, la perdita di biodiversità e lo spreco alimentare.

Come ha ricordato António Guterres, in occasione dell’ultimo Food System Summit di New York, “la guerra al nostro pianeta deve finire e i sistemi alimentari possono aiutarci a costruire quella pace”.

E allora vediamo come, portando l’esempio di un’eccellenza dell’industria alimentare italiana: la Pedon Group.

Le buone e le cattive notizie 

Quando parliamo di cibo - e di ciò che ci gira attorno - si parla del nostro futuro prossimo, e ci sono buone e cattive notizie.

Partiamo dalle cattive. Il mondo ha ancora fame: lo scorso luglio, le Nazioni Unite hanno dichiarato che, nel 2020, il 30% della popolazione globale non ha avuto la possibilità di nutrirsi adeguatamente nell’arco dell’anno. È molto lontano, dunque, il target 2.1 dell’Agenda 2030: eliminare la fame e assicurare a tutti alimentazione sicura, nutriente e sufficiente, sempre.

In Italia, il settore agricolo contribuisce per il 6,9 % alle emissioni totali di gas serra. Quasi la metà di queste sono generate dal solo allevamento di bestiame (dati 2018 da CREA, L’Agricoltura Italiana Conta 2020). I nostri sistemi alimentari rappresentano quasi un terzo delle emissioni globali attuali di gas GHG (Fonte: Commissione Europea).

A questo si sommano diverse criticità: il consumo idrico e di suolo (con conseguente perdita di foreste), l’uso di prodotti chimici (ad ex pesticidi e fitofarmaci), la perdita di biodiversità e il ritorno economico iniquo lungo tutta la filiera. Senza considerare lo spreco alimentare. In Italia, nel 2019, sono andati persi o sprecati oltre 5,5 milioni di tonnellate di prodotti per l’80% ancora commestibili (Fonte: L’Agricoltura Italiana Conta 2020).

Le buone notizie? Una su tutte: il cambiamento necessario è stato, quanto meno, avviato.

Ci sono sempre più aziende alimentari attive sui temi della sostenibilità e circolarità (ne abbiamo incontrata una), i consumatori, complici una rinnovata cultura e sensibilità, sono sempre più informati e attenti a ciò che mettono sul piatto e, infine, le istituzioni stanno sempre più spingendo affinché il sistema alimentare sia resiliente ai cambiamenti (in primis climatici), produttivo, accessibile e sostenibile.

Dall’Agenda 2030 fino all’ultimo Food System Summit - svoltosi a New York lo scorso 23 settembre – si esortano governi e imprese a collaborare per sfamare una popolazione che cresce a dismisura in un pianeta che nel limite riconosce la sua caratteristica principale.

António Guterres, Segretario Generale dell’ONU, al summit di New York ha dichiarato: “La guerra al nostro pianeta deve finire e i sistemi alimentari possono aiutarci a costruire quella pace”.

Concentriamoci, dunque, sulle buone notizie, partendo dall’ultimo anello della catena del valore alimentare, ma non per questo meno importante: il consumatore finale.

Al consumatore non gliela dai a bere, o meglio da mangiare

Secondo la nona edizione dell’Osservatorio Immagino GS1 ItalyOI 2021 (che incrocia le informazioni riportate sulle etichette di oltre 120 mila prodotti di largo consumo – alimentare e non - digitalizzati nel 2020, e le rilevazioni Nielsen su venduto, consumo e fruizione dei media), “nel dinamico mondo delle etichette, l’area emergente di questi ultimi mesi è senza dubbio quella della sostenibilità”, facendo registrare un + 7,6% di vendite rispetto al 2019 (pari al 22% dei prodotti sul totale rilevato).

I claim, le certificazioni volontarie e le indicazioni catalogate coinvolgono tutta la catena del valore: dalla scelta delle materie prime alla tipologia di packaging (quello in materiale riciclato ha registrato un + 24,1 % di giro d’affari tra il 2019 e il 2020. Fonte: OI 2021). Tutto questo è frutto di un duplice cambio di passo. Da un lato le aziende si stanno impegnando ad adottare modalità di produzione e distribuzione più sostenibili, a misurarne i risultati e a comunicarli – in modo comprensibile, affidabile e confrontabile come richiede la Commissione Europea; dall’altro lato, il consumatore finale, nel pieno delle crisi globali, è divenuto più consapevole del concetto di “one health” (Uomo-Pianeta) e presta molta più attenzione a “cosa” acquistare, e a “come” viene prodotto e distribuito ciò che mette nel carrello (nel 2020, + 5,1% di prodotti con il metodo di lavorazione in etichetta. Fonte: OI 2021).

La sostenibilità, dunque, attira e convince come se fosse un marchio; ed è così almeno per il 28% degli intervistati in occasione dell’ultima edizione dell’Osservatorio Nazionale sullo stile di vita sostenibile a cura di Lifegate.

Un'opportunità sfidante dall'Europa

L’UE è il principale importatore ed esportatore di prodotti agroalimentari a livello globale.

Con la strategia “Dal produttore al consumatore. Per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente”, l’Europa ha considerato, per la prima volta, il sistema alimentare nella sua totalità, con un approccio sistemico che collega attori, processi ed effetti (di lungo periodo).

Attraverso un piano decennale e 27 misure specifiche, la strategia mira a garantire “un approvvigionamento sufficiente e diversificato di alimenti sicuri, nutrienti, economicamente accessibili e sostenibili, in qualsiasi momento, anche in tempo di crisi” (in linea con gli SDGs 2030).

Molti i temi affrontati: dai pesticidi e antimicrobici, imballaggi, etichette, spreco alimentare (si definiranno obiettivi giuridicamente vincolanti), il biologico (obiettivo 2030: convertire il 25% dell’intera superficie agricola UE), fino ai modelli di alimentazione, distribuzione del reddito, digitalizzazione e agricoltura di precisione, carbon farming (sequestro di carbonio nei suoli agrari) …

La strategia, pubblicata a maggio 2020, è una delle azioni principali del Green Deal europeo e rappresenta, senza dubbio, una grande sfida. L’obiettivo è chiaro: rendere il sistema alimentare dell’UE uno standard globale in materia di sostenibilità.

Migliorarsi è sempre possibile

L’Italia, rispetto ad altri paesi, è avvantaggiata nel perseguire gli obiettivi strategici comunitari: le nostre pratiche agricole sono meno intensive, produciamo molti prodotti a marchio (838 prodotti DOP IGP STG; il più alto numero in Europa. Fonte: Mipaaf), adottiamo standard produttivi nazionali più stringenti, siamo ai vertici per la sicurezza alimentare e la produzione biologica gode di numeri importanti.

Fattori, questi, che contribuiscono a raggiungere la quota del 73,6% di valore dell’export “made in Italy” nel comparto agroalimentare (Fonte: L’Agricoltura Italiana Conta 2020).

L’industria alimentare italiana, poi, ha rappresentato nel 2019 il 19% circa del valore produttivo del comparto manifatturiero nazionale e il 12% degli occupati (terzo posto in UE per dimensioni di fatturato dopo Germania e Francia. Fonte: L’Agricoltura Italiana Conta 2020). Cifre importanti per un settore tra i più significativi del made in Italy.

Per il nostro ciclo di AEC Incontra, abbiamo voluto incontrare una di queste aziende: la Pedon Group, azienda familiare italiana, leader mondiale nelle soluzioni di prodotti a base di legumi, cereali e semi, con sede a Colceresa (VI), e particolarmente attenta al concetto di agricoltura sostenibile e alimentazione sana.

Ecco come ha risposto il Presidente, Remo Pedon, alle nostre domande.

Qual è il vostro modo di fare impresa?

Tre sono i punti della nostra mission che ben esprimono gli obiettivi ambiziosi che ci siamo posti e che raccontano in modo chiaro la nostra idea di “fare impresa”:
- lavoriamo per migliorare le abitudini alimentari, sensibilizzando sull’importanza di introdurre con sempre maggiore frequenza, nella propria dieta, legumi, cereali e semi;
- ci impegniamo ad avere un impatto ambientale e sociale positivo per lasciare alle future generazioni un mondo migliore;
- ci facciamo promotori dell’agricoltura sostenibile e delle sue evoluzioni.
Un piano importante, che affonda le radici nei valori della mia famiglia: la curiosità, la tenacia, la generosità e l’attitudine a sognare accompagnano il nostro agire, da sempre.

Quali caratteristiche vi contraddistinguono?

I tratti distintivi della nostra evoluzione aziendale sono molteplici.
Pedon si presenta non solo come esperto selezionatore della materia prima, ma anche come player che analizza il mercato e fa leva sulla propria “expertise” per proporre prodotti altamente differenzianti.
La nostra offerta è oggi tutta fortemente orientata all’innovazione: proporre soluzioni vegetali ad alto contenuto di servizio che creino occasioni di consumo inedite e che rendano legumi e cereali fruibili a tutti. Per fare ciò, ci avvaliamo di tecnologie di lavorazione e confezionamento del prodotto all’avanguardia che uniscono l’efficienza alla versatilità.
Adottiamo un nuovo tono di voce, un linguaggio fresco, contemporaneo ed empatico nelle azioni di marketing e comunicazione per far evolvere la percezione della categoria.
Versatilità, capacità adattiva e squadra corta sono le parole chiave che ci permettono di affrontare le sfide del mercato, cogliere il cambiamento e soprattutto di tradurlo in azioni rapide.

Ci può raccontare il vostro percorso di sostenibilità?

L’attenzione alla sostenibilità, ambientale e sociale, è per l’azienda una parte essenziale del posizionamento sul mercato. Nel rispetto della storia e dei valori dell’azienda, siamo convinti che solo una crescita e uno sviluppo responsabili possano aiutarci a costruire un futuro migliore.
Numerose sono le iniziative di CSR che stiamo portando avanti, tra queste:
- il nostro stabilimento è alimentato da energia proveniente al 100% da fonti rinnovabili;
- ci impegniamo a ridurre le emissioni di CO2 derivanti dall'attività dell'headquarters e della logistica aziendale attraverso la misurazione della carbon footprint che stiamo portando avanti in questi mesi, e a cui seguirà un piano di miglioramento pluriennale;
Tra le iniziative sociali, una mi sta particolarmente a cuore: “Lenticchia Pedina” che è il simbolo della vocazione sociale ed etica dell’azienda. Il prodotto rappresenta, da oltre 20 anni, il nostro impegno nei confronti delle persone più fragili. Ogni anno sosteniamo progetti umanitari promossi da diverse onlus. Dal 2019, collaboriamo con Fondazione Banco Alimentare, che promuove il recupero delle eccedenze alimentari e la redistribuzione alle strutture caritative. Considerato il delicato momento storico del Paese, abbiamo voluto ampliare il nostro impegno e con la nuova campagna di solidarietà abbiamo donato oltre 100.000 pasti in tutto il territorio nazionale.

Quali sono i vostri esempi di economia circolare "applicata"?

Un progetto di economia circolare per noi particolarmente significativo riguarda tutti i nostri prodotti in astuccio marchiati “C’è di buono in Italia” e “Lenticchia Pedina” per i quali utilizziamo una carta creata con gli scarti di lavorazione dei nostri legumi, secondo un modello virtuoso di economia circolare. Oltre a questa carta certificata FSC e 100% riciclabile, utilizziamo anche inchiostri ecologici e, dove presente, una finestra trasparente ottenuta dalla lavorazione del mais e quindi compostabile. Quest’anno abbiamo raggiunto l’obiettivo di realizzare con questo materiale tutti gli astucci a marchio Pedon.

Le prossime sfide che vi attendono?

La marca Pedon ha un preciso brand purpose: far diventare sempre più persone veggie friendly. Come? Nel nostro caso rendendo i legumi sorprendenti, sdoganandoli dalle occasioni di consumo nelle quali sono naturalmente presenti, quindi generando un effetto “wow”, inedito. L’intento perseguito dall’azienda è quello di trasformare legumi e cereali percepiti spesso come antichi, tradizionali, noiosi in soluzioni moderne e originali, offrendo al consumatore un modo nuovo di interpretarli, vederli e collocarli nella dieta di ogni giorno. È questa la sfida che facciamo nostra ogni giorno.

Alla prossima storia✏️ 📝!!

 

Da Accademia Economia Circolare nasce AEC Incontra: un contenitore di idee e best practices per testimoniare e promuovere un modo altro di fare impresa, tutto italiano, capace di mettere a sistema: tradizione, conoscenza, eco-innovazione e territori. Ad ogni incontro raccogliamo le storie di imprese virtuose, esempi vincenti di economia circolare ed ecosostenibilità, e le postiamo sul nostro blog per far circolare le idee innovative e le buone pratiche. 

 


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Elena Masia
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Elena Masia

Considero l’impresa un sistema aperto, in relazione con il territorio e le istituzioni; un luogo ideale dove poter sviluppare progetti e percorsi utili a garantire lo sviluppo di un business etico, innovativo e sostenibile.