Cosa dice la nuova Strategia nazionale per l'Economia Circolare

28 settembre 2022 / Elena Masia

Cosa dice il nuovo documento programmatico che recepisce il Piano d’azione europeo sull’economia circolare (2020) e sostituisce il documento pubblicato nel 2017 Verso un modello di economia circolare per l’Italia: i punti fondamentali e le parole chiave da tenere a mente.

Inquadramento

Le sessantatré riforme - di tipo orizzontale, abilitante e settoriale - previste dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza sono parte integrante del PNRR stesso e rappresentano un tassello fondamentale per l’attuazione degli interventi specifici.

Tra le riforme settoriali - ovvero quelle che mirano a introdurre regimi regolatori e procedurali più efficienti per favorire gli investimenti delle sei Missioni del PNRR – rientra la Strategia nazionale per l’Economia Circolare, entrata in vigore con decreto ministeriale lo scorso 24 giugno, dopo il recepimento delle note emerse nella consultazione pubblica (conclusa il 30 novembre 2021).

La nuova Strategia - che afferisce alla Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica” – aggiorna ed integra il documento precedente pubblicato nel 2017 (Verso un modello di economia circolare per l’Italia. Documento di inquadramento e di posizionamento strategico), ed ha l’obiettivo di supportare il raggiungimento, nel nostro Paese, dei target previsti dal Green Deal europeo e dallAgenda 2030 dell’ONU.

La Strategia è un documento programmatico e individua, perciò, azioni, obiettivi e misure che è necessario adottare, a livello istituzionale, per il raggiungimento di un’effettiva transizione circolare e climaticamente neutra.

Termine ultimo di adozione di tutte le azioni proposte, il 2035.

Un modello rigenerativo

Come sappiamo, l’economia circolare non coinvolge solo il fine vita di processi o prodotti, i “rifiuti” (a cui, per altro, è dedicato il secondo strumento strategico di indirizzo approvato sempre il 24 giugno: il Programma nazionale gestione rifiuti - PNGR), ma si tratta di un vero e proprio modello di produzione, distribuzione e consumo – in pratica di gestione dell’intero ciclo di vita - di beni e servizi, volto “all’uso efficiente – e ridotto - delle risorse e al mantenimento circolare del loro flusso, minimizzando gli scarti”.

Il tema dell’approvvigionamento delle risorse e delle materie prime vergini è sempre più rilevante nelle agende nazionali in termini di: disponibilità e costi (le ultime crisi globali hanno solo esacerbato una situazione già critica), e di impatto ambientale (l’estrazione e la lavorazione delle risorse hanno un enorme impatto in termini di emissione, perdita di biodiversità e stress idrico).

È per questo che la nuova Strategia presta particolare attenzione all’individuazione e la definizione di “strumenti amministrativi e fiscali per potenziare il mercato delle materie prime seconde (scarti di produzione/riciclo che possono essere utilizzate come nuove materie prime), affinché siano competitive in termini di disponibilità, prestazioni e costi rispetto alle materie prime vergini”.

Per raggiungere tale obiettivo si intende agire su più fronti. Ne ricordiamo i principali:

  1. Catena di acquisto dei materiali nella Pubblica Amministrazione (CAM-GPP), che in Italia vale circa il 10% del PIL.
    Se con l’entrata in vigore del nuovo Codice Appalti (D.Lgs 50/2016 e D.Lgs 56/2017) i CAM in Italia erano, di fatto, già obbligatori, il PNRR intende, ora, sostenerne l’applicazione grazie al Supporto tecnico alle autorità locali: terza riforma abilitante l’economica circolare dopo la Strategia Nazionale e il PNGR.
  1. Criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto - End of Waste (disciplinati dall’art. 184-ter del D.Lgs 152/2006 e fortemente correlati ai CAM) - e i principi di simbiosi industriale, entrambi considerati come “tasselli indispensabili per la valorizzazione dei rifiuti generati, consentendo una riduzione del consumo di risorse naturali e materie prime”.

  2. Sistemi EPR (Extended producer responsibility), ovvero le forme di Responsabilità Estesa del Produttore (cfr. direttiva 2018/851/UE): “un approccio di politica ambientale nel quale il produttore di una bene ha la responsabilità finanziaria o finanziaria/organizzativa della gestione della fase del ciclo di vita in cui il prodotto, dopo il consumo, diventa un rifiuto e si estende fino alle operazioni di raccolta differenziata, di cernita e trattamento del rifiuto stesso”.

Quel che si incentiva – in generale nella Strategia, non solo per l’EPR – è la prevenzione della produzione di rifiuti e la preparazione al riutilizzo/recupero, attraverso, ad esempio:

  1. la progettazione eco-compatibile, perché “il modo in cui un prodotto è progettato determina fino all’80% del suo impatto ambientale”. Una progettazione basata, quindi, su approcci di Life Cycle Thinking (concetto del ciclo di vita) e sulla collaborazione multilivello nella catena del valore, e, ancora, sui principi di modularità, durabilità e riparabilità (che favoriscono l’estensione di vita del prodotto), e l'impiego di materiali riciclati (e/o rinnovabili, biodegradabili, compostabili);
  2. migliori sistemi di tracciabilità dei rifiuti/materiali (che hanno la funzione non solo di controllo delle filiere ma anche di incentivare nuove catene del valore);
  3. nuovi modelli di consumo, tra cui spicca la servitizzazione: un modello di business che prevede il passaggio dalla vendita di un bene/prodotto a quella di un servizio, privilegiando una relazione interattiva tra produttore e user.

In tutto questo, l’attenzione è sempre rivolta alle catene di valore strategiche – a maggior impatto - già richiamate nel Piano d’azione europeo sull’Economia Circolare come: elettronica, batterie e veicoli, packaging, costruzione e demolizione, tessile, alimentare, a cui si aggiunge una proposta per una strategia nazionale specifica sul tema delle plastiche (cfr. cap. 8).

Nella Strategia si introduce anche una sezione, particolarmente rilevante, dedicata all’uso efficiente e circolare delle risorse naturali. Si parla di suolo (tema bonifiche e recupero suolo risanato), di risorse idriche (ad esempio: riuso e riutilizzo delle acque non solo a scopo irriguo), di blue economy (l’economia del mare: ittica, estrattiva, cantieristica, mercantile e turistica) e di bioeconomia, ovvero “il sistema socio-economico che comprende e interconnette le attività economiche che utilizzano biorisorse rinnovabili del suolo e del mare per produrre cibo, materiali ed energia”; circolare di per se stessa in quanto rigenerativa.

Gli strumenti abilitanti

Secondo la Strategia, ad avvantaggiare il necessario cambio di paradigma circolare, oltre alle politiche industriali, vi sono gli strumenti finanziari e fiscali,  a partire dall’abolizione dei “sussidi ambientalmente dannosi” come l’Iva agevolata per il conferimento in discarica e l’incenerimento dei rifiuti senza recupero energetico (cfr. cap. 7); e ancora: gli strumenti tecnologici (digitalizzazione, dematerializzazione etc. – cfr. cap. 6) e quelli di misurazione e governance (cap. 9).

Questi ultimi, in particolare, devono essere abilitati dal fattore moltiplicativo dei gruppi e dal potere decisionale del singolo; si focalizza, dunque, l’attenzione sul ruolo che possono assumere, rispettivamente:

- le reti, intese come piattaforme digitali e/o network “fisici” tra imprese (come i contratti di rete), associazioni, consorzi ed enti; tutte relazioni utili a velocizzare, semplificare e ampliare la portata delle misure adottate

- e il singolo - nella triplice veste di cittadino, consumatore, lavoratore-, comunque considerato come parte attiva di una rete fisica e digitale sempre interconnessa.

A proposito dei “singoli”, la Strategia dedica un capitolo intero al ruolo dei consumatori (o sarebbe meglio dire prosumers, in quanto sempre più parte attiva nei processi produttivi) e prevede, tra le varie azioni, l’elaborazione di un Piano nazionale di educazione e comunicazione ambientale, “che partendo dalle scuole dell’obbligo fino ad arrivare alle famiglie, contribuisca a formare una generazione di cittadini critici, consapevoli e informati”, perché se non si ha la consapevolezza e la conoscenza adeguati è davvero difficile fare scelte responsabili.

Per concludere

Per concludere, un’ultima annotazione: il testo ripercorre il quadro di riferimento normativo e programmatico a livello nazionale ed europeo, compreso il nuovo pacchetto di proposte (30 marzo 2022) che si colloca nel quadro del Piano d’azione per l’economia circolare. Oltre a questo, chiarisce i principi e le modalità attraverso cui ripensare i modelli produttivi e di consumo in ottica circolare; un’occasione preziosa per mettere a sistema – forse per la prima volta – un insieme di informazioni e di concetti assai complesso.

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Elena Masia
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Elena Masia

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