Che cos’è la CSRD?
Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha intensificato il proprio impegno per guidare la transizione verso un’economia sostenibile e resiliente, ponendosi l’ambizioso obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Questo si traduce nell’adozione di politiche e normative che promuovono un modello di sviluppo economico responsabile, che tiene in considerazione gli aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG) nelle decisioni di business.
In questo contesto di trasformazione, si inserisce la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che ha lo scopo di ampliare gli obblighi di rendicontazione non finanziaria per rafforzare la trasparenza delle aziende sulle pratiche di sostenibilità. Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il 16 dicembre 2022, la CSRD segna un passo avanti significativo rispetto alla precedente normativa, la Direttiva 2013/34/UE. Quest’ultima, denominata anche Non-Financial Reporting Directive, aveva introdotto il requisito per alcune società di grandi dimensioni di includere le proprie performance in materia ambientale, sociale e di governance all’interno delle loro relazioni. La CSRD impone inoltre alle aziende l’obbligo di dimostrare come stanno contribuendo agli obiettivi climatici dell’Unione Europea.
A chi si applica la CSRD?
Che cosa cambia quindi e quali sono le aziende sulle quali avrà impatto la direttiva?
Il decreto di recepimento stabilisce diverse date di applicazione:
- Dal 1° gennaio 2024 (con pubblicazione nel FY 2025) devono rendicontare secondo la CSRD le aziende attualmente soggette agli obblighi della Direttiva sulla Rendicontazione Non Finanziaria (NFRD);
- Dal 1° gennaio 2025 (con pubblicazione nel FY 2026) dovranno adeguarsi le grandi imprese
- Dal 1° gennaio 2026 (con pubblicazione nel FY 2027) sarà il turno delle PMI quotate, gli enti creditizi piccoli e non complessi e le aziende di assicurazione e di riassicurazione captive (società create da un’impresa per assicurare i propri rischi interni)
- Dal 1° gennaio 2028 (con pubblicazione nel FY 2029) toccherà alle entità non appartenenti all’UE con attività significative nell’UE.
Tra le principali novità di questo decreto vi sono proprio dei nuovi parametri per definire le PMI quotate. I criteri adottati sono 3 e fanno riferimento all’anno fiscale considerato:
- Il numero di dipendenti che un’azienda deve avere deve essere non inferiore a 11 e non superiore a 250
- Il patrimonio deve essere superiore a 450 mila euro e inferiore a 25 milioni
- I ricavi netti delle vendite e delle prestazioni devono essere superiori a 900 mila euro e inferiori a 50 milioni.
Secondo la nuova normativa, le sanzioni pecuniarie amministrative vanno da 5.000 a 10 milioni di euro, oppure fino al 5% di fatturato annuo dell’impresa, a seconda di quali di questi due parametri abbiano l’importo più elevato. Inoltre, la violazione e la persona giuridica responsabile vengono rese pubbliche e le imprese devono correggere le infrazioni contestate.
Le principali novità
Panoramica sugli European Sustainability Reporting Standards (ESRS)
Gli ESRS, o European Sustainability Reporting Standards, sono una serie di parametri per la rendicontazione della sostenibilità elaborati all’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG).
A differenza dei più noti standard GRI (Global Reporting Initiative), gli standard ESRS sono specifici dell’Unione Europea e sviluppati in linea con gli obiettivi del Green Deal. Inoltre, mentre gli standard GRI sono volontari, l’applicazione degli ESRS è obbligatoria per le aziende soggette alla normativa europea, che dovranno rendicontare le proprie performance ambientali, sociali e di governance (ESG) attraverso il bilancio di sostenibilità.
Comprendono 12 standard, dei quali 2 sono trasversali a tutte le organizzazioni e 10, detti tematici, si concentrano su aree specifiche, come i cambiamenti climatici, l’inquinamento e la biodiversità. Il tutto per un totale di oltre 1.000 punti dati, che costituiscono gli indicatori e requisiti di rendicontazione che le aziende devono compilare.
L’EFRAG ha anche sviluppato standard semplificati per le PMI quotate (listed SMEs), che prendono il nome di ESRS LSME. L’ente ha inoltre predisposto uno standard volontario (voluntary) per le PMI non quotate, denominato VSME. Quest’ultimo standard vuole essere un semplice strumento di rendicontazione utilizzato dalle micro, piccole e medie imprese per monitorare la loro performance di sostenibilità e per far fronte alle crescenti e diverse richieste di dati ESG da parte delle loro controparti commerciali (ad esempio, banche, investitori o aziende più grandi nella catena del valore a monte).
Il concetto di doppia materialità
Un concetto chiave degli ESRS è la doppia materialità. Fino a questo momento, infatti, il bilancio di sostenibilità comprendeva la matrice di materialità, ovvero un’analisi dell’impatto dell’azienda sul mondo esterno. La novità è che al criterio inside-out (dall’azienda all’esterno) si aggiunge quello outside-in, cioè l’impatto che il mondo esterno ha sull’azienda. Un esempio può essere: il rischio che il cambiamento climatico determina per l’operato dell’azienda.
Verifica di terze parti
Altra novità molto importante è la necessità di sottoporre la rendicontazione ad un’assurance esterna, ossia un revisore legale o una società di revisione indipendente, che svolga una verifica delle informazioni rendicontate dall’azienda per garantirne l’accuratezza, la completezza e la conformità agli standard.
I concetti di IRO (Impact, Risk, Opportunity) nella rendicontazione
I concetti di IRO (Impact, Risk, Opportunity) sono centrali nella CSRD e nella metodologia EFRAG, poiché aiutano le aziende a identificare e comunicare non solo il proprio impatto ma anche i rischi e le opportunità legati alla sostenibilità.
- Impact: le aziende devono spiegare in modo trasparente come le loro operazioni influenzano l’ambiente, la società e l’economia, indicando il proprio contributo a sfide come il cambiamento climatico, il benessere sociale e le condizioni di lavoro.
- Risk: è essenziale identificare i rischi ambientali, sociali e di governance che potrebbero influire sull’azienda, poiché rischi legati al cambiamento climatico o alle violazioni dei diritti umani possono compromettere la reputazione aziendale, comportare sanzioni e limitare l’accesso a nuovi mercati.
- Opportunity: le opportunità di sostenibilità rappresentano azioni o investimenti che l’azienda può adottare per migliorare il proprio impatto e ottenere vantaggi competitivi, ad esempio attraverso pratiche di economia circolare.
Benefici e sfide per le aziende
È fondamentale ricordare che applicare i principi della CSRD non rappresenta solo un dovere al quale adempire, ma anche una grande opportunità per il business. Con l’obbligo di rendicontare in modo dettagliato le proprie performance legate ai temi ESG, le aziende costruiscono una reputazione più solida e trasparente: asset strategico e imprescindibile per rafforzare la fiducia di tutte le parti interessate, soprattutto in un momento storico come quello attuale, in cui stakeholder e clienti sono sempre più informati ed attenti.
Inoltre, poiché gli investitori sono sempre più orientati a favorire attività sostenibili, le aziende che rispettano la CSRD aumentano la propria attrattività verso investitori ESG e accedono più facilmente a finanziamenti green, beneficiando anche del capitale privato e pubblico destinato alla transizione ecologica. La CSRD, quindi, non è solo un obbligo normativo, ma un’opportunità per le aziende di costruire un modello di business più resiliente, riducendo i rischi aziendali legati a questioni ambientali e sociali.
Tra le principali sfide che le aziende si trovano ad affrontare vi sono quelle legate alla raccolta e gestione dei dati ESG, poiché questi devono essere dettagliati, accurati e conformi agli standard ESRS. Inoltre, molte aziende si scontrano con la complessità delle normative, che richiedono una conoscenza approfondita e un’applicazione rigorosa. A questo si aggiunge spesso una significativa carenza di personale qualificato, capace di interpretare e adattare i dati agli standard richiesti.
È per questo che è essenziale farsi aiutare da consulenti ESG preparati. Con l’esperienza e le competenze necessarie, un consulente sa navigare attraverso la complessità normativa e garantire la conformità e l’accuratezza dei dati.