La gestione dei frigoriferi dismessi è salita alla ribalta della cronaca nei primi giorni aprile con il servizio sulla “frigo-valley” di Tivoli in riva all'Aniene dove un’area di 60 ettari alle porte della Capitale è stata trasformata in un cimitero dei frigoriferi.
Immagini impressionanti a testimoniare quanto ci sia ancora da fare in Italia per creare una cultura di gestione dei rifiuti che ne favorisca il recupero.
Per affrontare dal punto di vista tecnico il tema del riciclaggio dei frigoriferi ho incontrato Marco Zoccarato, Co-founder e CEO di FORREC azienda leader di nella progettazione, produzione e realizzazione di macchine singole e impianti per il trattamento e la trasformazione dei rifiuti.
FORREC realizza sistemi per il corretto trattamento dei rifiuti RAEE appartenenti al gruppo R1: frigoriferi e apparecchiature elettroniche di raffreddamento in genere. Questa tipologia di rifiuti può rivelarsi pericolosa, se non trattata con le dovute attenzioni. La pericolosità è dovuta alla presenza di gas refrigeranti dannosi per l'atmosfera (CFC, R21, R22, R600).
Prima di toccare con mano il processo di recupero ritengo opportuno comprendere meglio gli obiettivi in tema di recupero delle materie prime essenziali, da un lato, e delle principali criticità nella gestione dei frigoriferi.
Il 2 dicembre del 2015 la Commissione Europea ha adottato la Comunicazione “L’ anello mancante: un piano d’azione europeo per l’economia circolare”, in cui analizza l'interdipendenza di tutti i processi della catena del valore: dall'estrazione delle materie prime alla progettazione dei prodotti, dalla produzione alla distribuzione, dal consumo al riuso e riciclo.
Il piano d'azione dell'Unione europea stabilisce un programma concreto di azioni, con misure che coprono l'intero ciclo: dalla produzione e il consumo alla gestione dei rifiuti e il mercato delle materie prime secondarie. Le azioni proposte hanno l’obiettivo di contribuire a "chiudere il cerchio" del ciclo di vita del prodotto attraverso un maggiore riciclaggio ed un aumento del riutilizzo, generando benefici sia per l'ambiente che per l'economia.
Tra i principali settori di intervento rientra quello delle materie prime essenziali, note anche come Critical Raw Materials (CRMs), cioè quelle materie comprese in un ampio elenco di materie prime per le quali, in relazione a possibili criticità dell’approvvigionamento e/o a notevoli ripercussioni sull'ambiente in fase di estrazione, si evidenzia l’opportunità di ottenerle a partire dal riciclaggio dei prodotti che le contengono (es. dispositivi elettronici di uso quotidiano quali i telefoni cellulari), così da rendere disponibile una fonte di approvvigionamento alternativa.
Un frigorifero domestico è composto da
Il recupero dei frigoriferi è condizionato dai materiali utilizzati per la produzione degli stessi legata allo sviluppo delle tecnologie.
In una prima fase venivano utilizzati lana di roccia, come materiale isolante, e il CFC R12, come gas refrigerante, presente nel circuito. Questa tipologia di frigoriferi, una volta bonificata dal gas refrigerante presente nel circuito, può non essere lavorata in ambiente controllato con captazione del CFC, in quanto tale gas non è presente nel materiale isolante. Resta invece invariata la necessità di un opportuno trattamento di bonifica dei circuiti di refrigerazione, per la presenza di R12.
Nella seconda fase, costituita dalla maggior parte dei frigoriferi che oggi vengono avviati ad operazioni di recupero, la lana di roccia è stata progressivamente sostituita dagli isolamenti composti da schiuma poliuretanica espansa con CFC R11 (ovvero tri-cloro fluoro carburi). A partire dagli anni ’70 il cambio di tecnologia è avvenuto prima per il mobile del frigorifero (primi anni ‘70), poi per la porta (seconda metà anni ‘70).
Con la Legge 28 dicembre 1993, n. 549, del “Misure a tutela dell’ozono stratosferico e dell’ambiente” è stata vietata la produzione e l’utilizzo a partire dal 1 gennaio 1994 dei CFC precedentemente utilizzati per la produzione di frigoriferi. Sul mercato, nel 1994, sono comparsi frigoriferi che utilizzavano ciclo pentano per l’espansione delle schiume isolanti e di HCFC quali l’R134A per il caricamento del circuito di raffreddamento. Il peso del poliuretano per isolamento è via via aumentato a seguito degli accordi volontari sulla riduzione dei consumi energetici, firmati a livello europeo dai produttori. Infatti, la produzione di nuove AEE ha progressivamente posto maggiore attenzione all’aspetto del risparmio energetico, trovando quindi come soluzione, fra le altre, l’aumento dello spessore dello strato isolante.
Per limitare l'impatto dei refrigeranti sull'ambiente l'Unione Europea ha emanto nel 2006 il Regolamento 842 sugli F-gas, in cui impone il controllo periodico degli impianti funzionanti con HFC per limitarne il rischio di fughe.
Dal 1 Gennaio 2010, il Regolamento Europeo 2037/2000, integrato dal Regolamento Europeo 1005/2009, vieta la vendita e l’uso in manutenzione dei refrigeranti HCFC, pur meno dannosi dei CFC, che hanno comunque ancora un impatto non trascurabile sull’ozono stratosferico.
Dal 1 gennaio 2015 è entrato in vigore il Regolamento 517/2014, che revisiona il Regolamento 842/2006 sugli F-gas, che pone ulteriori restrizioni all'uso degli HFC, prevede il divieto d'uso di alcuni F-gas nelle nuove apparecchiature e impone che entro il 2030 il consumo degli HFC debba diminuire del 79% rispetto al 2010.
Oggi, in piccoli impianti (frigoriferi domestici, condizionatori residenziali) trovano ormai ampia commercializzazione circuiti frigoriferi caricati con idrocarburi mentre già sono in normale servizio nella refrigerazione commerciale macchine frigorifere ad anidride carbonica e, in campo industriale, ad ammoniaca.
Le componenti critiche sono riconducibili a
Per quanto riguarda le diverse fasi del recupero ecco una breve sintesi
Per un’azienda che intenda installare un impianto di trattamento dei rifiuti provenienti dai frigoriferi è necessario richiedere alla Provincia di appartenenza una specifica Autorizzazione per la messa in riserva, selezione e recupero di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi.
I rifiuti costituiti da frigoriferi/impianti di refrigerazione sono di norma classificati con codice CER 20.01.23* se si tratta di RAEE domestici, oppure con codice CER 16.02.11* nel caso di RAEE professionali, entrambi comunque riferiti ad “apparecchiature fuori uso contenenti clorofluorocarburi (nonché HCFC e HFC per i professionali)”.
L’autorizzazione da richiedere alla Provincia potrà quindi fare riferimento alle seguenti tipologie di attività di gestione dei rifiuti, a seconda delle possibilità dell’impianto che si vuole installare:
Prima della domanda di autorizzazione al recupero dei rifiuti (tranne nei casi in cui è possibile avvalersi della procedura semplificata ai sensi degli artt. 214 - 216 del D.Lgs. 152/2006), dovrà essere richiesta all’Ente Competente l’approvazione del progetto dell’impianto, fornendo, oltre alle informazioni sulle caratteristiche dell’installazione, una serie di documenti comprovanti la compatibilità ambientale dell’intervento.