Il 2018 sarà ricordato dagli addetti ai lavori come “l’anno della scomunica della stabilizzazione a calce”. Ciononostante, a seguito di un approccio quanto mai eterogeneo da parte delle diverse regioni, equamente suddivise tra possibilisti (CALCE SÌ) e integralisti (CALCE NO), sono numerosi i cantieri in cui la stabilizzazione a calce viene eseguita.
In attesa che la situazione si chiarisca, ho avuto il piacere di confrontarmi con Claudio Zerba, amministratore delegato di ECOVIE Scarl, società specializzata nella stabilizzazione dei terreni a calce e/o cemento, circa gli accorgimenti da adottare per limitare i potenziali impatti su aria e acqua.
I potenziali impatti che il trattamento a calce può provocare sulla qualità dell’aria, si lega al fatto che la calce in polvere, in presenza di vento, può raggiungere le zone adiacenti ai cantieri. La produzione di polvere si manifesta principalmente durante le seguenti fasi critiche del trattamento:
In relazione agli impatti sulla matrice acqua i potenziali fattori di interferenza sono legati al dilavamento della calce dal piano di posa durante la fase di spargimento a seguito di eventi meteorici ovvero al rilascio accidentale di calce in corpi idrici superficiali adiacenti alle zone di lavorazione.
Circa le prassi operative che è possibile adottare Claudio Zerba di ECOVIE mi ha raccontato l’esperienza maturata nell'ambito dei lavori per l’ampliamento dell’autostrada A1 MILANO - NAPOLI nel tratto Reggio Emilia - Sasso Marconi, “Area di servizio CANTAGALLO OVEST”.
“Per la realizzazione degli interventi di stabilizzazione, considerata la vicinanza dell’autostrada e dell’area di servizio CANTAGALLO OVEST” racconta Zerba “è stato redatto e condiviso con ARPA Emilia Romagna un Piano per la protezione dell’ambiente durante il trattamento a calce”.
Per gli aspetti operativi riportati nel Piano si è fatto riferimento al testo Traitement des sol a la chaux et/ou aux liants hydrauliques edito dal Ministero dei Trasporti Francese (nel seguito denominato “Guida tecnica”) e riconosciuto come il miglior testo europeo di riferimento per le operazioni di stabilizzazione delle terre a calce e per le regole di protezione ambientale.
In pratica, sono state fissate le modalità realizzative delle singole fasi, in funzione delle diverse condizioni atmosferiche (velocità del vento e presenza di pioggia).
In analogia alla Guida tecnica francese il Piano ha previsto, innanzitutto, la classificazione dei cantieri in 2 tipologie:
Nel caso dell’Area di Servizio Cantagallo Ovest, non esistevano cantieri ordinari dato che, su due lati, erano presenti complessi residenziali, industriali con presenza di persona o zone agricole, mentre sugli altri due, è fiancheggiato dall'autostrada e dall'Area di Servizio esistente. Perciò, quasi tutte le zone di cantiere sono state considerate sensibili.
In modo da proteggere in via prioritaria le persone che potrebbe essere esposte durante le fasi di trattamento a calce, si è deciso di suddividere le aree sensibili in due categorie:
Inoltre, ha precisato ZERBA, il Piano prevedeva misure anche per la protezione delle acque in relazione al rischio che ingenti quantità di calce accidentalmente rilasciate potessero provocare l'innalzamento del pH di grossi volumi d'acqua a valori superiore a 10 per tempi significativi.
A tal fine il Piano ha previsto alcune misure per limitare il dilavamento della calce dal piano di posa in caso di forte pioggia:
Per ulteriori approfondimenti è possibile consultare la Guida Tecnica del Ministero dei Trasporti Francese oppure le “Linee guida per la gestione dei cantieri ai fini della protezione ambientale” di ARPA Toscana.