Il 5 ottobre scorso, il Global Sustainability Standards Board - GSSB (entità operativa indipendente sotto l’egida del Global Reporting Initiative - GRI) ha lanciato la revisione dei GRI Standards: il punto di riferimento globale per la rendicontazione di sostenibilità.
Diverse le novità che entreranno in vigore a partire dal 2023. Vediamo quali sono le principali.
I GRI Sustainability Reporting Standards (GRI Standards) costituiscono un sistema modulare e interconnesso di standard, licenziato, per la prima volta, nel 2000 dall’organizzazione non profit internazionale indipendente Global Reporting Initiative (GRI).
Le linee guida e gli indicatori GRI possono essere utilizzati, gratuitamente, da ogni tipo di organizzazione - grande, piccola, pubblica o privata, indipendentemente dal settore merceologico di riferimento o area geografica di pertinenza - che voglia identificare, prioritizzare e rendicontare i propri impatti e comunicare il proprio contributo per lo sviluppo sostenibile.
Oggi, in Italia (e non solo) rappresentano lo strumento di rendicontazione più utilizzato, e sono adottati dal 100% delle aziende quotate soggette al D.Lgs. 254/2016 (cfr. Osservatorio sulla Dichiarazione Non finanziaria di Deloitte Italia, marzo 2021).
Costruiti attorno ai concetti di impatto, materialità, due diligence e stakeholder engagement (alla base della reportistica di sostenibilità), i nuovi standard GRI alzano l’asticella della trasparenza e della responsabilità, con un chiaro riferimento alla nuova Corporate Sustainability Reporting Directive (Csrd) e ai principi di rendicontazione della Fondazione IFRS (International Financial Reporting Standards).
Vediamo dunque quali sono le principali novità dei nuovi standard GRI che entreranno in vigore dal prossimo 1° gennaio 2023, per i quali, al solito, si consiglia un’adozione anticipata.
L’aggiornamento più consistente riguarda i tre Universal Standards - standard Universali (identificabili dalla copertina verde):
Gli Standard Universali sono stati rivisti con lo scopo di rendere il reporting un processo (e un documento) più completo, pertinente e aderente ai principi internazionali di:
Per raggiungere tale scopo, sono state considerate diverse linee guida intergovernative, a partire da: Guida dell’OCSE sulla due diligence per la condotta d’impresa responsabile, 2018; Linee Guida OCSE per le imprese multinazionali, 2011; Principi di governance globale dell'International Corporate Governance Network (ICGN), etc.
Il secondo pilastro del nuovo sistema GRI sono i GRI Sector Standards (identificabili dalla copertina marrone): una delle principali novità della revisione 2021.
A partire dal 2023, ogni organizzazione dovrà prendere a riferimento - a seconda del proprio settore merceologico di appartenenza - i relativi standard di settore (possono essercene più di uno).
I nuovi sector standard sono stati pensati per aumentare la qualità, la completezza e la coerenza delle informazioni rendicontate: essi descrivono i contesti entro cui si sviluppano i diversi settori, ne suggeriscono i (probabili) temi materiali - definiti sulla base dei principali impatti sullo sviluppo sostenibile e collegati agli SDGs dell’Agenda 2030 -, e per ognuno elencano gli aspetti specifici da rendicontare, considerando i Topic Standards GRI associabili e altre fonti pertinenti.
Attenzione: lo standard di settore non elenca tutti i temi materiali possibili per quel determinato settore e non tutti i temi proposti sono rilevanti per tutte le organizzazioni. Di fatto, l’adozione degli standard di settore non sostituisce il processo che ogni organizzazione deve compiere per identificare i propri “material topics”, ma rappresenta, piuttosto, una valida guida per meglio comprendere e affrontare le sfide condivise dagli operatori della stessa filiera.
Il primo standard di settore ad essere pubblicato è stato quello relativo al settore Oil & Gas (GRI 11), lo scorso ottobre; i prossimi saranno quelli relativi al carbone e all’agricoltura-acquacoltura-pesca. Il GSSB prevede di pubblicarne in totale quaranta: uno per ogni settore ad alto impatto. In attesa della pubblicazione del proprio standard di riferimento, si possono sempre considerare, come spunto, le versioni licenziate nella versione G4 del GRI (cfr. GRI G4 Sector Disclosures).
Al terzo e ultimo posto (ma non per importanza) del set GRI, ci sono i trentuno Topic standards (gli standard tematici), da selezionare e usare sulla base dei risultati evidenziati dall’analisi di materialità.
Come sempre, i Topic guidano le organizzazioni nella rendicontazione degli impatti correlati a specifici argomenti (temi materiali) con opportuni indicatori quali-quantitativi.
Facilmente riconoscibili dalla copertina viola, sono stati revisionati nella forma – più che nella sostanza - sulla base delle ultime novità. Una menzione particolare spetta all’introduzione del genere “other” accanto a quello maschile e femminile: una rinnovata visione di inclusione e diversità (cfr. GRI 2).
Concludendo: a partire dal 2023, gli Standard universali, settoriali e specifici dovranno essere utilizzati come un unico set interconnesso di rendicontazione modulabile.
Dal 2023 non esisterà più la differenza tra l’adozione degli standard in modalità core (base) o comprehensive (avanzata); si potrà rendicontare i propri impatti esclusivamente tramite le seguenti opzioni:
I GRI Standards sono stati sviluppati per redigere un report di sostenibilità incentrato sui temi materiali ovvero quei temi che riflettono almeno uno dei seguenti aspetti: gli impatti economici, ambientali e sociali significativi dell’organizzazione o l’influenza sostanziale sulle valutazioni e decisioni degli stakeholder. Tutto questo sarà valido ancora per un anno.
La nuova versione degli standard prevede, infatti, un nuovo approccio alla materialità che include il concetto di due diligence e rafforza quello di impatto – influenza, contribuendo a delineare un quadro completo sui rischi d’impresa (compresi quelli finanziari) e la creazione di valore nel lungo periodo.
Una volta considerati il contesto, le attività e le relazioni di business di un’organizzazione, secondo il GRI 2021, un tema è definito materiale se riflette l’impatto (positivo/negativo, reale/potenziale etc.) più significativo della stessa organizzazione su: economia, ambiente, persone e loro diritti umani.
A tal proposito il GRI afferma: “The purpose of the Standards is to enable organizations to report information about their most significant impacts on the economy, environment, and people, including impacts on their human rights – in the GRI Standards these are referred to as material topics. Due diligence and stakeholder engagement help organizations identify their most significant impacts (cfr. GRI 1 p.10)”.
Gli stakeholder (insieme ad esperti del settore) devono essere, quindi, coinvolti attivamente durante tutto il processo di analisi e gestione degli impatti e non solo nella fase di valutazione di materialità, generando - come è stato fino ad ora - una visione alternativa o complementare a quella dell’organizzazione (il duplice punto di vista della matrice di materialità).
L’engagement deve, altresì, privilegiare le categorie di stakeholder coinvolte negli effetti più rilevanti delle attività o delle relazioni di business dell’organizzazione.
Nella versione rivista dello standard, lo stakeholder è un individuo o un gruppo che ha un interesse che è o potrebbe essere influenzato – positivamente o negativamente - dalle attività dell’organizzazione. Meno enfasi, dunque, alla seconda parte della definizione OCSE (che rimane pur sempre citata nel glossario): “entità o individuo le cui azioni possono ragionevolmente incidere sulla capacità dell’organizzazione di attuare con successo le sue strategie e raggiungere i propri obiettivi”.
Ad oggi il testo rivisto dello Standard GRI è disponibile solo in lingua inglese; a partire dal 2022 saranno licenziate le diverse traduzioni nelle principali lingue d’utilizzo (cfr. Gri Standards by language).