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I Servizi Ecosistemici nella pianificazione territoriale

Scritto da Roberta Meneghini | 19 gennaio 2018

Complice l’attuazione della Strategia Europea per la Biodiversità verso il 2020, i Servizi Ecosistemici sono tornati ad essere di strettissima attualità. In un’ottica di pianificazione illuminata, è bene tenere in considerazione questi benefici derivanti dalla componente naturale.

Che cosa sono i SE – Servizi Ecosistemici?

Secondo la definizione del MEA – Millennium Ecosystem Assessment (2005), i servizi ambientali sono i benefici che le persone ottengono dagli ecosistemi. Secondo quanto proposto dal MEA, i SE, si possono distinguere in quattro grandi categorie:

  • supporto alla vita (es. formazione del suolo, creazione di habitat, conservazione della biodiversità genetica, ciclo dei nutrienti, produzione di cibo e cicli idrologici);
  • approvvigionamento (es. cibo, acqua, materie prime, materiali da costruzione, risorse genetiche);
  • regolazione (es. controllo dell’erosione, regolazione del clima e della qualità dell’aria, controllo del ciclo dell’acqua, servizio d’impollinazione, mitigazione dei rischi naturali);
  • valori culturali (es. estetici, intellettuali, ricreativi, religiosi).

Questi processi e funzioni forniscono benefici insostituibili, diretti o indiretti, agli abitanti di un territorio, che, attraverso le loro attività, se compatibili, concorrono a mantenere la funzionalità e la qualità ecologica del proprio paesaggio.

La disponibilità di SE è riconosciuta essere un’imprescindibile base del benessere umano e fattore di riduzione della povertà (MEA, 2005).

 

Strategia dell’UE per la biodiversità fino al 2020

L’Unione europea e gli Stati membri hanno lanciato nel 2010 una strategia di crescita sostenibile per il prossimo decennio: la strategia «Europa 2020». Questa riguarda sia le sfide a breve termine connesse alla crisi, sia l’esigenza di riforme strutturali con le misure di sostegno alla crescita necessarie per preparare l’economia europea al futuro.

Tra gli Obiettivi che la Strategia si era posta, l’Obiettivo 2 si prefiggeva di preservare e valorizzare gli ecosistemi e i loro servizi, considerato che nel 2010 la maggior parte degli stessi risultava essere degradata.

La Mid term review del 2015, a tal proposito, ha registrato qualche progresso ma a un ritmo insufficiente per il raggiungimento dell’obiettivo.

Questa generale sottovalutazione dei servizi forniti dagli ecosistemi ha prodotto una sorta di "distorsione" delle strategie politiche, nazionali e internazionali, che si è andata aggravando negli anni più recenti. Da un lato i danni ambientali hanno subito una accelerazione vertiginosa, col rischio di raggiungere in molti casi punti di rottura irreversibili. Dall'altro i costi sociali ed economici di questi guasti sono cresciuti in modo altrettanto rapido, contribuendo, insieme alla crisi finanziaria, al “rallentamento di sviluppo” che ha coinvolto tutte le economie mondiali.

In risposta all’Azione 5 dell’Obiettivo 2, che prevedeva di migliorare la conoscenza degli ecosistemi e dei relativi servizi, l’UE ha deciso di dotarsi del processo MAES (Mapping and Assessment of Ecosystem and their Services), coinvolgendo gli Stati membri in un’azione di mappatura e valutazione dello stato degli ecosistemi e dei relativi servizi, finalizzata a identificare le priorità per il ripristino e il supporto allo sviluppo delle infrastrutture verdi.

A partire da questa visione, il Ministero dell’Ambiente ha promosso e sostenuto una serie di iniziative per valorizzare appieno i SE e affrontare i cambiamenti ambientali ed economici in atto, ottimizzando le sinergie tra le politiche di settore e la protezione ambientale. L’Italia si è così dotata nel 2010 di una Strategia Nazionale per la Biodiversità, riconoscendo il valore intrinseco del capitale naturale.

 

 

Le sfide per la pianificazione territoriale

A partire dalla fine degli anni Novanta, il concetto di servizio ecosistemico ha ottenuto un crescente consenso sia riguardo all’importanza della loro valutazione, sia rispetto all’integrazione nelle decisioni di gestione delle risorse naturali e nella pianificazione del territorio.

La mappatura e valutazione biofisica ed economica dei SE è il punto di partenza per la definizione di politiche di governo del territorio, da un lato, alla scala territoriale finalizzate alla tutela degli ecosistemi agroforestali e, dall’altro, a quella locale, finalizzate al contenimento e buon uso della risorsa suolo.

Le modifiche degli usi dei suoli, infatti, comportano generalmente flussi e scambi di SE, quindi la pianificazione del territorio, con la sua allocazione di possibili usi, può contribuire a preservare ecosistemi “sani” e ad assicurare un flusso bilanciato di SE.

Nell’ambito delle politiche di gestione e di pianificazione del territorio, sarà bene valutare le ricadute delle diverse scelte, attraverso la stima dei costi e benefici associabili a differenti scenari di uso del suolo e/o a politiche di tutela e indirizzi propri degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica.

In questo senso, il metodo della copianificazione dello sviluppo economico associato alla protezione dell’ambiente si configura come il più efficace per portare avanti la visione dell’Amministrazione comunale, integrando l’inquadramento programmatico e normativo dei livelli amministrativi superiori e diventando la sede per mettere in atto azioni di pianificazione urbanistica sinergiche a diverse scale.

Affinché il piano possa rappresentare anche in futuro un elemento cardine del governo del territorio, la dimensione analitico-valutativa e di progetto richiede, quindi, l’innovazione dei suoi contenuti, della tecnica e del processo di formazione.

Se ti interessano gli strumenti per la pianificazione a livello comunale, leggi il nostro post sul tema

 

L'integrazione dei Servizi Ecosistemici nella VAS

Definire e pesare obiettivi di strategie ambientali tra gli obiettivi di altri è oggetto della pianificazione strategica ed ancor prima della Valutazione Ambientale Strategica (VAS).

La VAS è finalizzata a “garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile” (Direttiva 42/2001/CE).

L’importanza dell’inclusione esplicita dei SE nei processi di VAS è sostenuta in letteratura. La VAS è considerata come il veicolo obbligatorio e normato per introdurre i SE nella pianificazione. Ciò ne migliorerebbe il processo complessivo dal momento che si adotterebbe un approccio olistico di superamento alla settorialità delle valutazioni ambientali.

E’ necessario, però, che vengano identificati tutti i beneficiari dei SE; una valutazione ambientale partecipativa, infatti, dovrebbe essere effettuata per tutti i piani che potrebbero avere effetti significativi sull’ambiente introducendo preferibilmente un obbligo di inclusione.

L’integrazione SE-VAS non è stata ancora codificata. Un possibile approccio consiste nell’adottare l’analisi di contenuto, una famiglia di metodi che comprende “qualunque tecnica che consenta di fare inferenze sulla base di specifiche caratteristiche di un messaggio, identificate in modo sistematico e oggettivo”.

Una volta organizzati i dati secondo alcuni elementi di contenuto, l’analisi comporta la considerazione delle parole all’interno del testo analizzato, e del modo in cui tali parole sono presentate. La scelta delle parole chiave associate ai SE viene effettuata sulla base della ricerca bibliografica.