Professionisti della sostenibilità: cosa dice la UNI/PdR 109:2021

30 giugno 2021 / Elena Masia

CATEGORIA: Sviluppo Sostenibile, Consulenza e management ambientale

Ad oggi non esiste uno specifico ed univoco percorso di formazione per chi si occupa, a livello professionale, di sostenibilità; così come non esiste uno specifico percorso da seguire per quanto riguarda il mantenimento, l’aggiornamento e l’evoluzione delle competenze necessarie a svolgere tale attività.

Una cosa è certa, indipendentemente dal percorso formativo e lavorativo svolto, ai professionisti della sostenibilità è sempre più richiesto un mix di competenze trasversali, tecniche, comunicative e relazionali, continuamente aggiornate e supportate da una cultura e sensibilità per il bene comune.

A cercare di qualificare e regolamentare queste figure - o quanto meno a promuovere una maggiore consapevolezza sulle loro caratteristiche - ci ha pensato l’UNI, l’Ente Italiano di Normazione; lo scorso 1 giugno, infatti, ha ratificato la prassi di riferimento UNI/PdR 109 suddivisa in due parti:

  • UNI/PdR 109.1:2021 Attività professionali non regolamentate: profili professionali nell’ambito della sostenibilità – Parte 1: Sustainability manager, Sustainability Practitioner – Requisiti di conoscenza, abilità, responsabilità e autonomia;
  • UNI/PdR 109.2:2021 Attività professionali non regolamentate: profili professionali nell’ambito della sostenibilità – Parte 2: Sustainability & CSR Auditor, SDG Action Manager, SDG User – Requisiti di conoscenza, abilità, responsabilità e autonomia.

Partendo da una identificazione preliminare dei compiti e delle attività specifiche per ciascuna figura professionale, la prassi definisce i requisiti relativi alle attività professionali non regolamentate nell’ambito della sostenibilità e della responsabilità sociale d’impresa.

Come tutte le prassi di riferimento, questi due documenti non sono norme, ma documenti – adottati esclusivamente in ambito nazionale – che “introducono prescrizioni tecniche, elaborate sulla base di un rapido processo ristretto ai soli autori sotto la conduzione operativa dell’UNI”. Come sempre, sono disponibili gratuitamente per un periodo massimo di 5 anni, passati i quali, o la prassi si trasforma in un documento normativo (UNI, UNI/TS o UNI/TR) oppure viene ritirata dal catalogo di regolamentazione.

La prassi UNI/PdR 109 va ad aggiungersi ad altre già in vigore in ambito Corporate Social Responsibility (CSR), tra cui:

  • UNI/PdR 18:2016“Responsabilità sociale delle organizzazioni - Indirizzi applicativi alla UNI ISO 26000”;
  • UNI/PdR 51:2018“Responsabilità sociale nelle Micro e Piccole Imprese (MPI) e nelle imprese artigiane, ovvero imprese a valore artigiano - Linee guida per l'applicazione del modello di responsabilità sociale secondo UNI ISO 26000”;
  • UNI/PdR 49:2018“Responsabilità sociale nel settore delle costruzioni - Linee guida all'applicazione del modello di responsabilità sociale UNI ISO 26000”.

Ma vediamo ora quali sono i punti fondamentali della UNI/PdR 109.

I profili professionali coinvolti 

Ad oggi esistono diverse definizioni per identificare il professionista che si occupa, a vario titolo, di sostenibilità o responsabilità sociale d’impresa. Solo per citarne alcune: Sustainability Director, Direttore Sostenibilità, CSR manager/expert, Responsabile corporate social responsibility, ESG manager etc.

Le prassi di riferimento UNI identifica cinque profili, in base a diversi livelli di seniority, responsabilità e autonomia e al contesto in cui opera ciascun professionista:

  1. Sustainability Manager: figura manageriale che sviluppa, gestisce e monitora il piano strategico di sostenibilità dell’organizzazione, in un’ottica di creazione del valore sul lungo periodo, sia per gli azionisti (shareholder) che per gli stakeholder rilevanti. Una figura in grado di orientare il business model e coinvolgere tutta la value chain in un’ottica di sviluppo sostenibile;
  2. Sustainability Practitioner: supporta operativamente il Sustainability Manager;
  3. Sustainability Auditor (anche CSR Auditor, ESG Auditor): svolge attività di audit nell’ambito della sostenibilità e responsabilità sociale d’impresa;
  4. SDG Action Manager gestisce l’applicazione degli obiettivi SDGs (Agenda ONU 2030) - e attività correlate - all’interno di strutture organizzative;
  5. SDG User è la persona che applica e promuove gli SDGs nell’ambito della società civile, non necessariamente, quindi, all’interno del proprio contesto lavorativo professionale. Sotto questo profilo sono, dunque, compresi non solo i lavoratori in senso lato, ma anche i cittadini e gli studenti, di ogni grado e livello.

Principali compiti e abilità

  • Sustainability Manager e Practitioner: con diversi gradi di autonomia e responsabilità, entrambi hanno il compito di favorire e guidare lo sviluppo strategico di un business model sostenibile, ovvero un business con un impatto positivo sull’ambiente naturale e sulle comunità. Ciò significa, in primo luogo, gestire e modellizzare il rischio (ambientale e sociale, nonché finanziario) in una prospettiva di lungo periodo, promuovendo comportamenti etici e di prevenzione, e considerando la propria area di influenza e la propria catena del valore. Significa, altresì, scoprire i potenziali impatti positivi lungo tutta la filiera - e cercare di massimizzarli -, valutando e monitorando tutti gli altri impatti nel tempo. Il Sustainability Manager o Practitioner progetta e valuta iniziative/attività di corporate social responsibility/sostenibilità per la creazione di una cultura della sostenibilità diffusa ai vari livelli organizzativi (ed eventualmente di filiera/settore), in linea con la vision aziendale e gli obiettivi strategici. Nel suo lavoro coinvolge attivamente gli stakeholder interni ed esterni. Sviluppa strategicamente i processi decisionali e promuove una cultura del lavoro eticamente orientata, con particolare attenzione ai giovani collaboratori e dipendenti perché è fondamentale trasferire loro non solo competenze tecniche ma anche lo scopo ultimo dell’organizzazione. Sia il manager che il practitioner definiscono priorità, obiettivi e azioni per un miglioramento continuo di prodotti e processi, considerando l’intero ciclo di vita e comunicando i risultati ottenuti o ancora da ottenere. Entrambi garantiscono la compliance di prodotti/servizi – e in generale delle operations aziendali - alle normative e agli standard/certificazioni volontari cui l’organizzazione aderisce.
  • Sustainability Auditor svolge principalmente attività di audit di 1°, 2° e 3° parte, interfacciandosi con l’Ente di Certificazione e il cliente/committente/team di lavoro.
  • SDG Action Manager applica alla propria realtà organizzativa gli obiettivi dell’Agenda 2030, supportando l’organizzazione nella diffusione di una cultura della sostenibilità e nell’implementazione dei 17 SDGs nelle scelte strategiche aziendali. Utilizza il tool di auto valutazione messo a punto da Un Global Compact insieme a B Lab, l’SDG Action Manager, per valutare l’approccio, i risultati, gli obiettivi e i margini di miglioramento per raggiungere gli SDG rilevanti. Valuta gli impatti conducendo assessment di sostenibilità, gestisce gli indicatori e condivide informazioni e risultati.
  • SDG User nella propria vita quotidiana, all’interno della società civile, ha il compito di conoscere e aggiornarsi sugli obiettivi 2030, applicandone i principi e contribuendo alla loro diffusione.

Le capacità personali attese

Per svolgere le attività di cui sopra, la PdR 109 identifica le conoscenze (risultato dell’assimilazione di informazioni attraverso l’apprendimento), le abilità (capacità di applicare conoscenze e di usare il know-how per portare a termine compiti e risolvere problemi) e le competenze (comprovata capacità di utilizzare un insieme strutturato di conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche) richieste, sulla base del Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF) e del Quadro Nazionale delle Qualificazioni (QNQ).

Vediamo quali sono le principali, dando per scontato che i professionisti della sostenibilità – di qualunque livello - sono tenuti a seguire percorsi/attività di aggiornamento continuo.

  • Sustainability Manager e Practitioner: considerando un livello di padronanza differente (manageriale o operativo), queste due figure devono possedere conoscenze che spaziano dal management di impresa e corporate governance fino alle teorie, norme e pratiche di sostenibilità. Grande attenzione anche alle conoscenze relative alla gestione e motivazione delle persone e alle tecniche e strumenti di comunicazione (soprattutto digitale). Quella che sembra un’abilità richiesta ormai in modo trasversale a più settori professionali, appartiene ad entrambi i profili: riuscire a “identificare, costruire, collezionare, analizzare e interpretare dati quali-quantitativi per impostare processi decisionali data driven che vadano oltre la compliance”.
  • Sustainability Auditor oltre alle tecniche di audit e alle norme di riferimento e accreditamento, all’auditor appartengono le principali conoscenze in termini di project management, modelli organizzativi e comunicazione.

  • SDG Action Manager oltre alla conoscenza approfondita di quanto pubblicato sul sito sdgs.un.org e del SDG Action Manager Tool, si richiede la conoscenza, ad esempio, di: SDG Compass Guide, UNI EN ISO 26000:2020, SA 8000, UNI EN ISO 19011:2018 o, ancora, della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS). Senza dimenticare la conoscenza dei principi di marketing, comunicazione e organizzazione aziendale.

Aspetti etici e deontologici

La prassi riporta anche le regole, i principi e i valori (compreso “l’agire con immaginazione e creatività”) cui i professionisti della sostenibilità devono attenersi nell’esercizio della propria attività, anche in relazione a colleghi e stakeholder pertinenti, per una gestione “realistica ed efficace dei dilemmi etici professionali” e per l’attuazione di comportamenti adeguati a situazioni specifiche (ciò che non si deve fare/ciò che è necessario fare).

Per concludere, in appendice ai documenti, sono riportate le linee guida per la valutazione dell’apprendimento, con specifico riferimento al processo di certificazione di terza parte in conformità alla UNI CEI EN ISO/IEC 17024:2012 “Valutazione della conformità – Requisiti generali per organismi che eseguono la certificazione di persone”.

 

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Elena Masia

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