Economia Circolare UE: gli obiettivi del nuovo Piano d'Azione.

17 marzo 2020 / Elena Masia

CATEGORIA: Sostenibilità ambientale, economia circolare

Sulla base delle azioni attuate sin dal 2015 con il COM (2015) 614 final, l’11 marzo scorso la Commissione Europea ha presentato il nuovo Piano d’Azione per l’Economia Circolare, un programma per costruire un’Europa “più pulita e competitiva in co-creazione con gli operatori economici, i consumatori, i cittadini e le organizzazioni della società civile”.

Vediamo alcuni spunti interessanti che si possono trarre dalla lettura di questo documento.

Il nostro modo di produrre e consumare lascia un'impronta sempre più profonda

Nel Piano d’Azione per l’Economia Circolare presentato dalla Commissione Europea lo scorso 11 marzo si riportano i seguenti dati:

  • le attività estrattive e di trasformazione delle risorse causano il 50% delle emissioni totali di gas a effetto serra e oltre il 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico;
  • nei prossimi quarant'anni raddoppierà il consumo complessivo di materiali come le biomasse, i combustibili fossili, i metalli e i minerali (dati OCSE 2018);
  • la produzione di rifiuti aumenterà del 70% annuo entro il 2050 (Banca Mondiale - 2018); in pratica, da qui ai prossimi trent'anni consumeremo risorse pari a tre pianeti.

Riuscire a trasformare l’attuale sistema economico lineare “prendi-produci-usa-getta” in un modello circolare, “di crescita rigenerativo che restituisca al pianeta più di quanto prenda”, porterebbe ad affermare un’economia più equa e competitiva, dissociando la crescita dall'uso smisurato di risorse.

La Commissione afferma che questo cambiamento di rotta concorrerà concretamente al raggiungimento della neutralità climatica dell’Europa entro il 2050 come previsto dal Green Deal europeo.

 

Come favorire il cambiamento: un'azione strategica coerente e progressiva

L’idea di base è quella di migliorare e implementare strumenti, norme e strategie già esistenti, inserendoli in un piano d’azione e quadro strategico sempre più coerenti affinché prodotti, servizi e modelli imprenditoriali sostenibili diventino “la regola”, contribuendo a migliorare le modalità di consumo e limitare la generazione di rifiuti.

Il piano prevede un’azione progressiva che dai “precursori agli “operatori economici tradizionali” investa, in primo luogo, le produzioni a maggior impatto (catene di valore dei prodotti chiave), grazie all'adozione dei principi e delle strategie di economia circolare e la diffusione di best practices.

Oltre alle misure economiche e agli strumenti finanziari, ad avvantaggiare il cambiamento verso l’economia circolare concorreranno due fattori: l’innovazione e la co-partecipazione.

Grazie alla ricerca, l’innovazione e la digitalizzazione si potranno, infatti, connettere strategicamente azioni ed iniziative, si daranno vita a nuove tipologie di servizi, migliorando la qualità della vita e incrementando le competenze e le conoscenze.

Nell'ambito della circolarità dei processi produttivi, le tecnologie digitali sono utili poi a tracciare, rintracciare e mappare le risorse immesse nel sistema, “consentendo un accesso sicuro ai dati raccolti”.

Non solo. Sfruttando le potenzialità delle tecnologie digitali - e facendo leva sul mercato unico - “l’economia circolare potrà rafforzare la base industriale dell’UE e favorire la creazione di imprese e l’imprenditorialità tra le PMI”; economia circolare che,  si stima, potrebbe contribuire in futuro alla creazione di quasi 700.000 nuovi posti di lavoro in Europa, mantenendo il trend positivo che ha registrato, tra il 2012 e il 2018, un aumento del 5% del “numero dei posti di lavoro collegati all'economia circolare.

Il secondo fattore che potrebbe avvantaggiare il cambiamento è la possibilità di condividere e operare scelte informate.

Il Piano d’azione si rivolge a tutti gli attori in grado di operare scelte consapevoli e di trainare la domanda di prodotti sostenibili: istituzioni, imprese, territori e in particolare i consumatori finali, i cittadini.

A quest’ultimi “l’Economia Circolare fornirà prodotti di elevata qualità, funzionali, sicuri, efficienti ed economicamente accessibili”, realizzati per durare ed essere facilmente riparati e/o riciclati.

Affinché le scelte d’acquisto siano consapevoli e sempre più responsabili, in ottica di co-partecipazione al cambiamento, la Commissione “proporrà una revisione della legislazione dell’UE per garantire che i consumatori ricevano informazioni attendibili e pertinenti sui prodotti presso il punto vendita, anche in merito alla durata di vita e alla disponibilità di servizi di riparazione, pezzi di ricambio e manuali di riparazione”; si lavorerà inoltre per proteggere i consumatoricontro l’ecologismo di facciata e l’obsolescenza prematura, stabilendo requisiti minimi per i marchi/loghi di sostenibilità e per gli strumenti di informazione”.

 

Un quadro normativo e legislativo rafforzato e razionalizzato

Ad oggi non “esiste un insieme esaustivo di prescrizioni per garantire che tutti i prodotti immessi sul mercato dell’UE diventino via via più sostenibili e soddisfino i criteri di economia circolare”: la Direttiva 2009/125/CE - che “disciplina l’efficienza energetica e alcune caratteristiche di circolarità dei prodotti connessi all'energia” - ha un potere limitato perché si concentra solo su un tipo di produzione, mentre strumenti quali il marchio di qualità ecologica Ecolabel UE o i criteri per gli Appalti Pubblici Verdi hanno un impatto " potenzialmente ridotto" perché sono iniziative su base volontaria.

A fronte di questo, la Commissione proporrà un’iniziativa legislativa che renda applicabile la progettazione eco-compatibile lungo tutto il ciclo di vita alla più ampia gamma possibile di prodotti”, non solo quelli connessi all'energia.  

Senza dubbio “l’attuazione della strategia per i prodotti sostenibili e la sua traduzione in una legislazione specifica saranno essenziali  - anche - per fare progressi nella prevenzione dei rifiuti”.

Nonostante gli sforzi compiuti a livello nazionale ed europeo, la Commissione avverte infatti come “la quantità di rifiuti prodotti non sia in diminuzione: ogni anno nell'Unione le attività economiche generano complessivamente 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti, equivalenti a 5 tonnellate pro capite, mentre nello stesso periodo ogni cittadino produce quasi mezza tonnellata di rifiuti urbani”.

È questo sicuramente un settore strategico per cui la Commissione si impegna, non solo a riesaminare la legislazione in materia di pile, imballaggi, veicoli fuori uso e sostanze pericolose nelle apparecchiature elettroniche etc., ma anche, ad esempio, a:

  • Rafforzare l’attuazione degli obblighi per i regimi di responsabilità estesa del produttore;
  • Proporre un modello per la raccolta differenziata il più armonico possibile a livello europeo;
  • Aumentare la fiducia nell'utilizzo delle materie prime secondarie rendendole più sicure, performanti e accessibili;
  • etc.

 

L'Europa vuole mantenere un ruolo guida

La Commissione con questo Piano intende mantenere il suo ruolo guida verso un’economia circolare a livello globale e favorire il raggiungimento degli obiettivi previsti dall'Agenda 2030 grazie all'adozione di misure, non solo legislative, al fine di:

  • Rendere il prodotto sostenibile lo standard di prodotto progettato, realizzato e commercializzato in Europa;
  • Responsabilizzare, dare più “potere d’acquisto e decisionale” a consumatori e acquirenti pubblici;
  • Focalizzare l’attenzione e le azioni sui settori produttivi a maggior potenziale “circolare”;
  • Generare meno rifiuti e di più alta qualità;
  • Mettere la circolarità al servizio delle persone, delle regioni e delle città.

 

Il tema della circular economy assume sempre maggiore rilevanza sul mercato, con un’attenzione mirata sia da parte degli stakeholder che da parte dei clienti e dei consumatori finali.

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studi di impatto ambientale

Elena Masia
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Elena Masia

Considero l’impresa un sistema aperto, in relazione con il territorio e le istituzioni; un luogo ideale dove poter sviluppare progetti e percorsi utili a garantire lo sviluppo di un business etico, innovativo e sostenibile.