La procedura completa per ottenere la Valutazione Impatto Ambientale

Per ottenere esito positivo nella procedura di valutazione di impatto ambientale, è bene prendere in considerazione tutte le variabili in gioco. Il consulente che affianca i committenti in questa fase ricopre un ruolo determinante per il successo di un progetto, perché le sue attività non si concludono, come spesso si ritiene erroneamente, con la redazione dello Studio di Impatto e la trasmissione degli elaborati all'autorità competente, ma prosegue con tutte le prestazioni necessarie a garantire il necessario supporto fino al conseguimento del parere di compatibilità e durante la fase di esercizio dell’opera. A seguire, ti offriamo i consigli basati sull'esperienza nel campo dell’ingegneria ambientale, per aiutarti a seguire la procedura in modo efficiente.
Tempo stimato di lettura: 8 minuti

Cosa comprende la procedura di Valutazione Impatto Ambientale?

La procedura comprende la fase di verifica di assoggettabilità alla VIA, la preparazione dello Studio di Impatto Ambientale (SIA) da parte del committente, lo svolgimento delle consultazioni con il pubblico e i portatori di interesse e l’esame da parte dell’autorità competente di tutte le informazioni presentate.

Il processo si chiude con il parere di compatibilità ambientale, ovvero la conclusione motivata dell’autorità competente in merito agli effetti significativi del progetto sull’ambiente.

Per aiutarti a seguire la procedura in modo efficiente, ti proponiamo i consigli basati sulla nostra esperienza nel campo dell’ingegneria ambientale, suddivisi per gli argomenti cliccabili dall’elenco seguente:

  • verifica di assoggettabilità
  • tipologie di impatto
  • metodologia
  • monitoraggio ambientale
  • scelta del consulente

Verifica di assoggettabilità alla valutazione impatto ambientale

La fase di verifica di assoggettabilità alla VIA si attiva ogni volta che un progetto supera determinate soglie dimensionali stabilite dalla normativa e si colloca all’interno della procedura di valutazione di impatto ambientale.

Si tratta di un passaggio preliminare necessario a chiarire se il progetto possa avere un impatto significativo e negativo sull’ambiente e quindi debba essere assoggettato al procedimento di VIA. A seconda della tipologia di opera, più precisamente delle sue caratteristiche dimensionali, si deve attivare o meno il processo.

La competenza può essere statale, regionale o delle province autonome, per ulteriori specifiche sulle dimensioni di nuovi progetti, modifiche o ampliamento di opere, impianti o interventi, superate le quali si è sottoposti a verifica di assoggettabilità, puoi consultare gli allegati II e IV della parte II del D.Lgs. n. 152/2006. Se l’intervento di nuova realizzazione che supera le soglie indicate negli allegati citati interessa anche parzialmente aree naturali protette, viene attivata la procedura di VIA.

Il proponente che si avvale del supporto di un consulente esperto della materia ha il vantaggio di riuscire a rispondere velocemente al dubbio sull’effettiva necessità e l’applicabilità della procedura di VIA al progetto specifico. Lo stesso consulente aiuta a predisporre lo Studio Preliminare Ambientale che riporta contenuti simili a quelli dello Studio di Impatto Ambientale. La tempestività con la quale risponde alle eventuali osservazioni e alle richieste di integrazione degli enti competenti per la fase istruttoria, si rivela ancora una volta decisiva, insieme alla disponibilità a intavolare un confronto con i tecnici dell’amministrazione competente.

Un fattore determinante per l’emissione di un parere di non assoggettabilità è lo studio approfondito delle proposte di attenuazione messe in atto per limitare gli effetti ambientali dell’intervento che fanno parte dei contenuti dello Studio Preliminare Ambientale.

Le tipologie di impatto ambientale

L’impatto ambientale di un’opera è il frutto dell’interazione tra le attività previste ed il contesto territoriale nel quale si inserisce. In questo senso la valutazione degli effetti non può prescindere dalla dettagliata conoscenza di tutte le sfaccettature progettuali e al contempo dalla consapevolezza delle peculiarità che caratterizzano le matrici ambientali del sito di intervento.

L’analisi del progetto e dell’ambiente, che costituiscono solitamente la parte più corposa dello SIA, rappresentano quindi le attività propedeutiche a riconoscere e valutare l’impatto. Non sembra eccessivo rimarcare ancora una volta che la cura con cui sono elaborate queste analisi è determinante per la qualità della valutazione e consente di incrementare la probabilità di superare con successo la procedura di VIA.

Compito del consulente e del suo team è quello di analizzare ogni fattore di pressione per comprendere quale sia il recettore ambientale interessato al fine di valutare l’impatto che questo può subire.

Con l’analisi dei fattori di pressione il consulente orientato alla soddisfazione del cliente ed alla ricerca della soluzione maggiormente sostenibile potrà approfondire i temi più rilevanti e supportare il progettista nella definizione delle misure di mitigazione più idonee.

La metodologia

Come abbiamo visto, la procedura di VIA è finalizzata a verificare la compatibilità ambientale di progetti di un certo rilievo dimensionale. L’attività tecnica del consulente in quest’ottica è un processo di supporto continuo al soggetto che propone il progetto che accompagnerà l’opera in tutta la sua vita.

Il valore aggiunto del partner si concretizza nella valutazione di incidenza ambientale e nella redazione dello studio di impatto. Per valutare nel modo più oggettivo ed efficiente gli effetti ambientali del progetto, le proposte sono considerate come generatori di rischio, caratterizzati da una pericolosità che può essere messa in relazione con la vulnerabilità delle risorse.

La criticità delle risorse ambientali e la pericolosità delle proposte progettuali sono i 2 elementi principali che concorrono a determinare il rischio, un indicatore molto complesso da valutare.

A seconda dei contesti territoriali, i diversi aspetti ambientali hanno un peso maggiore o minore; il sistema sociale ed economico è invece da non trascurare in tutti i casi, perché una valutazione non può dirsi completa se non prende in considerazione gli effetti delle trasformazioni sulla popolazione.

Un consulente esperto e con una conoscenza solida dei territori, oltre a conoscere il rischio più o meno elevato di compromettere le risorse ambientali presenti, saprà valutare le alternative alle ipotesi progettuali con un diverso grado di impatto sul territorio.

Il monitoraggio ambientale rientra nei contenuti dello studio d’impatto. Viste le implicazioni delle attività a esso associate nella vita dell’opera, l’esperienza del consulente in questo campo è fondamentale per elaborare una proposta coerente con la tipologia di opera prevista e commisurato alla sensibilità del territorio. Vediamo i dettagli nel prossimo paragrafo.

Il monitoraggio ambientale

Il monitoraggio ambientale è l’insieme di azioni che consentono di verificare gli effetti generati dall’opera e consente di verificare l’attendibilità delle previsioni effettuate in fase valutativa.

Il piano di monitoraggio (PMA) diventa un vero e proprio documento di progetto che definisce le componenti ambientali da sottoporre al controllo, il tipo di verifica a cui devono essere soggette, i tempi e la cadenza delle misure. Per la redazione del documento è necessario un approccio metodologico preciso che è delineato in linee guida specifiche:

L’analisi del territorio interessato dall’intervento e l’identificazione dei ricettori ambientali più sensibili alle varie fasi di lavoro fanno parte dello studio d’impatto che dovrebbe fornire tutti gli elementi utili all’impostazione metodologica del piano di monitoraggio, all’ubicazione delle stazioni e alla definizione della frequenza e del numero delle campagne di misura.

Se, ad esempio, nel caso di un elettrodotto assume grande rilevanza il monitoraggio del fenomeno della collisione dell’avifauna contro i cavi sospesi, mentre gli aspetti relativi alla qualità dell’aria sono quasi irrilevanti, nel caso di un depuratore l’emissione di composti odorigeni deve essere sicuramente oggetto di monitoraggio, mentre non vanno previste attività di controllo della componente faunistica.

Le funzioni chiave del monitoraggio sono 2:

  • fornire la reale misura dell’evoluzione dello stato dell’ambiente nelle varie fasi di attuazione dell’opera
  • consentire ai soggetti responsabili (proponente, autorità competenti) di individuare i segnali necessari per attivare preventivamente e tempestivamente eventuali azioni correttive

Una volta che il progetto ha conseguito la compatibilità ambientale e che il piano di monitoraggio è stato condiviso con gli enti competenti (ISPRA, ARPA, ecc.), è il momento di iniziare a raccogliere i dati che consentiranno di verificare lo stato dell’ambiente in relazione all’avanzamento dell’opera.

Una fase molto delicata è quella che precede l’avvio dei lavori di costruzione o realizzazione. Il periodo ante operam, che secondo le linee guida deve avere una durata minima di un anno, prevede la raccolta delle informazioni necessarie a definire lo stato di fatto delle componenti ambientali.

Gli effetti dell’opera in corso d’opera (realizzazione) e in post operam (esercizio) saranno infatti valutati in ragione dello scostamento dei parametri ambientali dallo stato riscontrato in ante operam.

Nel momento in cui si avviano le attività di monitoraggio, a supporto dell’operatività del piano risulta indispensabile:

  • attivare un’organizzazione che ponga in stretta relazione le strutture incaricate del monitoraggio con le figure coinvolte nella realizzazione dell’opera (direzione di cantiere, capi-cantiere, ecc) in modo tale da configurare una gestione ambientale del processo realizzativo
  • attivare una comunicazione rapida ed efficace fra i principali attori dell’iniziativa (strutture incaricate dei lavori, organi di controllo) a beneficio di una corretta comunicazione con il pubblico;
  • dotarsi degli strumenti tecnologici più evoluti in grado di garantire trasparenza e velocità di informazione (connettività, software, tecnologie web, ecc.)

Tenendo conto di tutte queste considerazioni, la scelta del consulente è determinante per assicurare il progetto sulla strada del successo e dell’efficienza dal punto di vista autorizzativo.


Scelta del consulente

Nella scelta del fornitore dei servizi ambientali, l’esperienza deve essere valutata nella sua globalità, poiché un’esperienza diversificata in più settori, territori e attività è garanzia di una conoscenza più approfondita delle dinamiche che possono causare seri ritardi nella realizzazione di un’opera.

Non solo un team strutturato, con un’ampia proposta di servizi: merita un’attenzione anche la presenza di competenze in ambito di monitoraggio ambientale. Conoscendo l’impatto delle diverse attività sui costi di progetto, i consulenti sapranno rendere più efficiente tutta la gestione.

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Stefano Reniero

Come Amministratore di NEXTECO guido lo sviluppo di nuovi servizi e supporto i miei colleghi nelle sfide più impegnative, mettendo a loro disposizione la mia esperienza e le mie competenze. La mia passione è interpretare le esigenze emergenti e trasformarle in proposte di valore concrete per i nostri clienti.
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Stefano Reniero

Come Amministratore di NEXTECO guido lo sviluppo di nuovi servizi e supporto i miei colleghi nelle sfide più impegnative, mettendo a loro disposizione la mia esperienza e le mie competenze. La mia passione è interpretare le esigenze emergenti e trasformarle in proposte di valore concrete per i nostri clienti.

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