La procedura completa per ottenere la Valutazione Impatto Ambientale

Per ottenere esito positivo nella procedura di valutazione di impatto ambientale, è bene prendere in considerazione tutte le variabili in gioco. Il consulente che affianca i committenti in questa fase ricopre un ruolo determinante per il successo di un progetto, perché le sue attività non si concludono, come spesso si ritiene erroneamente, con la redazione dello Studio di Impatto e la trasmissione degli elaborati all’autorità competente, ma prosegue con tutte le prestazioni necessarie a garantire il necessario supporto fino al conseguimento del parere di compatibilità e durante la fase di esercizio dell’opera.

A seguire, ti offriamo i consigli basati sull’esperienza nel campo dell’ingegneria ambientale, per aiutarti a seguire la procedura in modo efficiente.

MUD 2019: le novità introdotte dal DPCM 24 dicembre 2018

Come ogni anno, si rinnova l’obbligo per i cosiddetti soggetti obbligati di presentare il Modello Unico Ambientale relativo ai quantitativi di rifiuti gestiti a vario titolo nell’anno solare precedente.

La comunicazione va effettuata come di consueto alla Camera di commercio, Industria ed Artigianato e Agricoltura competente per territorio, in cui ha sede l’unità locale, cui si riferisce la dichiarazione.

Il nuovo Modello per l’anno 2019 è stato approvato ufficialmente con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (Suppl. Ord. n.8 del 22 febbraio 2019, n. 45) del DPCM 24 dicembre 2018.

Certificazione ISO 14001 & normativa industriale: 5 consigli

Rimanere al passo con la normativa ambientali in ambito industriale è complesso e richiede sempre più tempo. Allo stesso tempo, acquisire conoscenze che permettano di essere competitivi in un mercato in costanze mutazione è strategico. L’aggiornamento normativo è importante per verificare se la propria azienda stia rispettando tutte le normative vigenti, garantire la continuità produttiva ed evitare di incorrere in pesanti sanzioni.
In questo articolo, troverai una checklist con le domande (e le relative risposte) in merito agli adempimenti in materia ambientale a cui prestare attenzione.

Chiarimenti del Ministero in materia di materiali di riporto

Con la Circolare n. 15786 del 10/11/2017, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare interviene in merito alla corretta interpretazione normativa di alcuni aspetti applicativi inerenti la gestione dei materiali di riporto, a seguito dell’entrata in vigore del recente regolamento sul riutilizzo delle terre da scavo (DPR 120/2017).

La gestione dei rifiuti pericolosi

I rifiuti pericolosi sono quei rifiuti contenenti al loro interno un’elevata dose di sostanze inquinanti. I rifiuti pericolosi solitamente sono generati dalle attività produttive (cd. Rifiuti “speciali”), tuttavia esistono dei rifiuti pericolosi anche tra gli “urbani” (principalmente medicinali scaduti e pile) i quali, pur avendo un’origine civile, devono essere gestiti diversamente dagli altri rifiuti urbani.

Cessazione della qualifica di rifiuto (End of Waste)… un vero rebus

Il concetto di End-of-Waste è stato introdotto dalla “Strategia tematica sulla prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti”, adottata dalla Commissione europea nel 2005, nella quale si proponeva di precisare le condizioni per la cessazione della qualifica di rifiuto nell’ambito della revisione della direttiva quadro sui rifiuti.

5 cose da sapere sui RAEE

I rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) derivano da quei macchinari per un corretto funzionamento necessitano di corrente elettrica o campi elettromagnetici. Si considerano in questo caso le apparecchiature che sono state progettate per essere usate con una tensione inferiore a 1.000 volt per la corrente alternata e a 1.500 volt per la corrente continua.

Sottoprodotti… una vera giungla!

Volendo raccontare cosa succede quanto si realizza un bene attraverso un determinato ciclo produttivo potremmo sinteticamente dire che si produce un “prodotto”, cioè il bene stesso per cui è stata pensato il processo, ed uno “scarto”, ovvero un materiale di risulta o uno sfrido. Se lo “scarto” può essere reimpiegato nello stesso o in altri processi produttivi lo chiamiamo “sottoprodotto”; se invece è necessario disfarsene lo chiamiamo “rifiuto”.